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Parola o silenzio?

Teatro Azione Cairano – Giovanni Orlandi, Patrick Duquesne

22.11.2011

A Cairano, c'è come un silenzio che sembra sposare molto teatralmente l'espressione non verbale.

Non ce l’aspettavamo: sbarcare improvvisamente su una bassa montagna dell'Irpinia e ritrovare, proprio in questo paesino che fa finta di essere deserto, gli spazi e i tempi drammaturgici che proviamo a comunicare in continuazione agli attori delle nostre regie teatrali.

Non è l'unico paradosso. Certo, il laboratorio che abbiamo iniziato a Cairano parte dall'Espressione non verbale, ma il nostro più profondo desiderio risiede nel ridare la parola a questi vivaci abitanti, indifferenti all'agitazione quotidiana che si svolge nella valle. Un leitmotiv quindi: qual'è la vostra emergenza? Cosa bruciate di esprimere? Si, perché per noi, la parola come il silenzio, è un discorso di urgenza e di parola collettiva.

Di tutto questo si tratta nel laboratorio. Di parola e di silenzio. Di spazio e di tempo. E anche di come ognuno si nasconde dietro le quinte del paese. Abbiamo quindi individuato dei personaggi, qualche frase, una tematica... ma rimane tutto misterioso. Perché qui, non è come nella vita quotidiana dove la parola (e la logica che la contraddistingue) agisce come il direttore d’orchestra del linguaggio del corpo. Dove il corpo e la voce hanno preso l’abitudine di nascondersi dietro gli stereotipi dell’espressione parlata. Dove sono mascherati dall’abitudine di velare le emozioni dietro le parole, di salutare automaticamente, di sorridere per convenzione. No. In questo laboratorio, niente è scontato. È il corpo stesso che tenta di svelare l'evidenza dei disagi, l'urgenza di un urlo, la sorpresa di una porta aperta.

All'opposto delle convenzioni sociali che creano ostacoli all’espressione teatrale, vogliamo un approccio dell’attore che parta dai ritmi, dai canti, dalle voci, dalle emozioni, (e anche dai testi!) che sonnecchiano in noi. Sbarazzandosi delle maschere e dei cliché della vita quotidiana che annegano le nostre passioni creatrici, l’espressione ritrova allora la strada che ha perduto e si scopre un potenziale sconosciuto perché fino a questo momento non utilizzato.

Questo approccio in Belgio, lo chiamiamo Teatro-Azione. Oltre alle proprie creazioni, teniamo dei laboratori con quello che solitamente è chiamato un “non pubblico” (cioè con gruppi e persone nel cui orizzonte culturale non rientra necessariamente il teatro). È una sfida perché si tratta di un teatro che non prende le mosse da una parola scritta da altri, ma direttamente dalle esigenze espressive degli stessi attori che intendono rappresentarla. Così, la parola che assurge a contenitore e contenuto di un’idea non serve più il solito unico padrone, magari esterno al gruppo, ma alberga e si libera all’interno del gruppo di artisti che la plasma, la modella a propria immagine e le da finalmente una voce autentica, perché propria. L’artista è doppiamente interprete, in quanto attore di una progettualità professionale e scenica, dettate comunque entrambe direttamente dalle sue riflessioni e dalle sue preoccupazioni personali.

Ma poi, alla fine, questo tipo di teatro, è parola o silenzio? Chiedete alla gente di Cairano!

Giovanni Orlandi Compagnie du Campus
Patrick Duquesne Collectif Libertalia